Guida galattica per FIVIstoppisti

Guida galattica per FIVIstoppisti

Novembre 18, 2019 1 Di lasecondadolescenza

Manca davvero poco all’inizio dell’edizione 2019 del Mercato dei Vini organizzato ogni anno dalla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, per tutti la FIVI. La location è sempre la zona Expo di Piacenza, ma – novità – è stato deciso di comune accordo di aggiungere un giorno di degustazione in più, nello specifico la giornata di lunedì 25 novembre, per permettere a sempre più appassionati e addetti ai lavori di godersi il mercato e fare qualche nuova scoperta, e anche perché con quasi 700 cantine presenti riuscire a ritenersi soddisfatti con un solo giorni di assaggi è quasi impossibile.

Che cos’è la FIVI? Semplice, la federazione di tutti quei produttori di vino che possano definirsi Vignaioli Indipendenti, ovvero coloro che curano l’intera filiera produttiva dalla coltivazione, alla trasformazione fino all’imbottigliamento e che inoltre si occupano anche della vendita del proprio vino. Perché è utile? Perché solo unendo le forze, la voce di tanti piccoli produttori può davvero avere un peso in sede governativa sia in Italia che in Europa e per infatti la FIVI si fa portavoce delle esigenze dei Vignaioli Indipendenti proponendo misure economiche, nuove leggi o migliorie legislative al fine di tutelare l’intera categoria.

Perché andare alla FIVI? Perché è la più grande vetrina vinicola italiana dopo il Vinitaly e, a differenza dell’expo veronese, pone al centro l’agricoltore e il suo prodotto al di là di ogni “etichetta” quale vino naturale, biodinamico o biologico. Alla FIVI il vino è agricolo. E inoltre si compra benissimo 😉

Come selezionare gli assaggi? Rassegnatevi, è difficile, molto difficile. Armatevi di taralli, molta acqua e buona volontà. Ma se volete cercare di crearvi una lista prima di partire (è un nobile intento nei confronti del vostro fegato, poi il destino farà il resto) potreste:

  1. dare una letta a quello che ho provato durante l’VIII edizione del Mercato per trovare qualcosa che vi possa incuriosire
  2. in aggiunta, leggere questo ulteriore elenco di produttori, divisi per regione, che a mio modestissimo parere valgono un pit-stop al banchetto durante la lunga te giorni di degustazione.

Ovviamente ci sarebbero ancora molti altri di nomi da citare, ma ho fatto del mio meglio per aiutare l’orientamento sopratutto di chi sarà al mercato FIVI per la prima volta. Ed ovviamente è tutta farina del mio puro gusto personale, quindi largo alle precisazioni, critiche e aggiunte in una lista che era proprio difficile far finire!

Buona FIVI a tutti!

 

Valle d’Aosta

Grosjean: vero fiore all’occhiello per la regione Valle d’Aosta, la produzione di questa storica cantina spazia lungo una linea molto ampia. Dovendo scegliere non perderei la loro petite Arvine per quel che riguarda i bianchi e il loro rosso Cornalin, vitigno autoctono recentemente riscoperto dal bel potenziale.

Piemonte

Qui, da piemontese, gioco in casa, mi sono un po’ fatta prendere la mano e la lista si allunga…

Silvia Barbaglia: una donna piena di energie in una terra romantica e austera come quella ai piedi del Monte Rosa. Un Nebbiolo che qui raggiunge livelli altissimi con il suo Boca.

Pomodolce: avete detto Timorasso? La loro selezione Gruè fa miracoli con un vitigno difficile da domare.

Rocca Rondinaria: due vignaioli e un grande amore ha salvato dall’incuria e dall’abbandono vecchie vigne di Dolcetto d’Ovada che ancora oggi producono e parlano di un territorio dalla vocazione antica.

Carussin: chiacchierate un po’ con Bruna e Luigi e vi sembrerà di conoscerli da sempre. Un consiglio, non fermatevi ai rossi, il Moscato Dolce Filari Corti è una chicca.

Del Tetto: da provare il loro Arneis e il loro Nebbiolo dai terreni sabbioso-calcarei di origine marina del Roero insieme al loro tradizionale Barolo vinifcato nella cantina storica di Canale. Per i più curiosi hanno anche il clone 777 di Pinot Nero.

Claudio Giachino: scoperti in occasione de la Terra Trema (qui) i vini di Claudio mi hanno conquistata per semplicità e precisione di fattura. Solo uva, nessun controllo della temperatura, nessuna.

Benito Favaro: perché di Erbaluce se ne beve sempre pochissima ed è così un piacere trovarla lavorata bene.

Ilaria Salvetti: ancora Erbaluce, Ilaria si trova proprio nel comune di Caluso e come da tradizione produce uno splendido passito, ma sa sorprendere con un gran Metodo Classico, naturale.

Lombardia

I Dirupi: ovvero Birba e Faso, due ragazzi e un territorio da preservare e che loro riescono a valorizzare in un Nebbiolo di montagna elegante e fresco.

Veneto

Le Guaite di Noemi: Con il suo sorriso Noemi riesce a fare ancora più buono il suo vino, e non ce n’era bisogno perché la sua linea incarna la tradizione e la traghetta verso una nuova immediatezza, contemporanea

Siro Merotto: perché in ogni lunga giornata passata a degustare c’è bisogno di un calice di prosecco, magari con un tagliere. Provate il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Spumante Brut DOCG di questa piccola azienda in provincia di Treviso. Perché le cose semplici e fatte bene vincono, sempre.

Friuli

Villa Job: grandi sperimentatori, i ragazzi di Villa Job non si limitano a fare vino di territorio, ma attraverso le loro etichette cercano di dare nuovi livelli di lettura ai vitigni autoctoni friulani. Una ribolla imperdibile. 

Aquila del Torre: un importante fil rouge lega i vini di questa cantina di Poveretto in provincia di Udine, l’estrema pulizia ed una rigorosa eleganza. Vini impeccabili

Emilia Romagna

Marta Valpiani: etichette di una delicatezza unica, sobrie ed eleganti, svelano l’anima tutta al femminile di quest’azienda agricola romagnola. Oggi è soprattutto la figlia Elisa ad occuparsi di vino e il loro Sangiovese di Romagna è una passeggiata in campagna.

Ancarani: una donna vulcanica e un’Albana lavorata in naturale che esprime tutto il suo territorio, senza bisogno di ritocchi. Assaggiate anche il suo Indigeno, rifermentato di Trebbiano romagnolo, ha molto da dire.

Toscana

Le Verzure: Colline senesi, tre vini e due persone splendide. Vi rimarrà nel cuore il loro ultimo nato, Bianco Augusto: Trebbiano e Malvasia di Candia vinificate insieme in anfore di terracotta

Pierini&Brugi: tappa fissa per me, il Vermentino di questa piccola azienda familiare del grossetano. Solo fermentazione spontanea e nessuna chiarifica né filtrazione. Un vero vino di mare.

La Mercareccia: Ciliegiolo, Sangiovese e Syrah. Gesti semplici e gusti veri, questo sono i vini di Fabrizio che comprando un vecchio podere nei dintorni di Bolgheri ha esaudito il sogno di bambino di fare vino. Assaggiate anche l’olio EVO, eccezionale.

Lazio

Azienda Agricola Milana: dedita storicamente alla produzione di vino da tavola sfuso, l’azienda Milana dal 2009 decide di intraprendere la strada per la valorizzazione della propria terra con la conversione al biologico. I vini di Milana parlano piano e chiaro di tutto quell’amore familiare con cui sono fatti. Provateli tutti e stupitevi di fronte a un gran Cesanese.

Marche

Tomassetti: piccola azienda da sempre dedita alla coltivazione dell’ulivo, dal 2015 i fratelli Tomassetti, affittando alcuni vigneti condotti in biologico dagli anni ’90, iniziano la loro avventura nel vino naturale. Non perdete il loro Sangiovese a macerazione carbonica Re Nudo.

Tenuta Ca’ Sciampagne: non ha bisogno di presentazioni, ma le nuove annate spaccano così come le nuove etichette. Revoluscion!

La Marca di San Michele: quando vi verrà voglia di un eccezionale Verdicchio, ecco sapete da chi andare. A partire dal loro Capovolto è tutto un crescendo di mineraltà e complessità.

Calabria

Sergio Arcuri: per Sergio, cresciuto tra quelle vigne ad alberello, il Gaglioppo non ha segreti. Lavorazioni manuali, nessun additivo in cantina. Per le uve della sua riserva Più Vite la fermentazione parte spontanea nei palmenti, tradizionali vasche in cemento aperte, poi l’affinamento prosegue con altri 4 anni in cemento e un anno in bottiglia.

Sicilia

Armosa: conosciuti in occasione della mia trasferta primaverile a Scicli (qui), vi assicuro che ancora mi ricordo il gusto pieno, fiorito, minerale e terroso del loro Moscato Bianco vinificato secco.