Flavio Roddolo – Nebbiolo d’Alba 2011
Nebbiolo di tempra e spessore che rovescia ogni disciplinare, scardina con rude presenza ogni preconcetto e aspettativa.
Non è forse questo ciò che si richiede all’arte? Spiazzare, stravolgere, decostruire, provocare. Se si, allora questo Nebbiolo è un piccolo capolavoro scolpito dalla manu di Flavio Roddolo prima nella vigna di Bricco Appiani (mitica per gli appassionati) e poi in cantina. Un agricoltore, un uomo, un vigneron di Langa da sempre ostile alla pubblicità, poco incline alla luce dei riflettori, che pare a proprio agio solo accucciato a curare le sue piante, la sua vigna.
Ed è buono adesso, questo Nebbiolo, ma vi assicuro che come per ogni grande opera d’arte all’assaggio vien da chiedersi per quanto ancora si sarebbe potuto (o dovuto) aspettare. E come per ogni grande opera d’arte la verità è che non c’è un momento giusto per goderne, essa stessa ridisegna la linea del tempo rendendo influenti anni, lustri e decenti.
Ridefinendo il concetto di adesso, il Nebbiolo di Roddolo ti inchioda in un punto a domandarti cosa avessi capito davvero fino a quel momento. Ed è questo, l’ho scritto spesso, il potere del vino sull’uomo, non l’ebrezza che passa e va senza lasciare – quasi – postumi, ma la sua capacità di metterci in discussione, di sbilanciare le nostre sicurezze, le nostre verità assolute.
Ho bevuto questo vino alla cieca, coperto da una bella stagnola argentata.
“E’ Nebbiolo, non è giovane, sento già quella frutta sotto spirito, quella promessa di un tempo lontano. Però con un tannino così avrà 4-5 anni al massimo”
No, no e semplicemente no. Il vino arriva e sorprende, ti ricorda che è sempre meglio aggiungere un “magari” in ogni frase, un “dipende” prima della virgola. Lasciar entrare il dubbio nella proprio mente, e renderla per questo più permeabile alla scoperta.