Piero Carta – Malvasia Filet

Piero Carta – Malvasia Filet

Aprile 1, 2019 1 Di lasecondadolescenza

Ci sono storie che attraversano mari per essere raccontate. Si manifestano improvvise, mute. Così in quel bicchiere, ancora prima di un grande vino, ho sentito una storia. In cerca di una voce. Questa è la storia di Piero.

Nato a Cagliari, Piero cresce lontano dalla campagna, ma da ragazzino è spesso costretto ad andarci insieme al padre che infatti ha piantato una piccola vigna di Malvasia a Bosa, sua città di origine, per proteggere e tramandare quella varietà unica che la sua terra custodisce.

Ma quella che vi sto raccontando non è la storia di un amore a prima vista, ma quella di un tira e molla di anni, fino a quando, Piero è stato chiamato a una scelta: tagliare quel cordone e lasciare che il passato si richiudesse su quella piccola vigna, o iniziare a lavorarla.

Suo padre aveva investito e creduto nel potenziale della sua terra, suo nonno faceva la Malvasia, sua nonna ricamava il filet (ricamo tipico di Bosa da cui origina il nome in etichetta).

Fu la chiusura di un cerchio. Perché i grandi amori, quelli maturi, quelli che restano, sono quelli capaci di farti sentire al posto giusto, capaci di mostrarti il tuo posto nel mondo.

Oggi Piero, con la nascita di Cantina Carta e con l’imbottigliamento del suo primo Filet 2017 non è solo diventato un vignaiolo attento e sensibile ma anche un custode di un pezzo della storia e cultura sarda. E anche I suoi metodi di lavorazione, oltre che naturali, sono fedeli a quelli tradizionali della sua terra.

Non ha ancora una cantina propria (arriverà presto però) in questi primi anni si è appoggiato a quella degli amici di Sa Defenza, di cui condivide pienamente la filosofia produttiva e di rispetto per la terra. Dopo una raccolta manuale a metà ottobre e una breve macerazione di al massimo un giorno, si passa ad un affinamento ossidativo in vecchie botti di rovere scolme con sviluppo del flor. Nessun lievito, nessuna filtrazione, solforosa bassissima. Il tempo fa il resto.

Ne deriva un vino dal colore intenso e brillante, in cui i primi profumi mielati si mescolano a note aspre, affumicate e balsamiche più profonde lasciando intuire il dopo: un sorso complesso, lievemente marsalato, caldo al palato, dalla vibrante acidità.

Un vino già capace di stegare, ma che ancora di più saprà dirci tra qualche anno.