Senza Etichetta – Torino

Senza Etichetta – Torino

Dicembre 12, 2019 0 Di lasecondadolescenza

Torino è una città strana, che preferisce coltivare sotto le proprie passioni. E con sotto, intendo dire proprio sotto, sotto il fiume, sotto la terra, sotto la nebbia. Sotto e di lato, nel senso di accanto, con discrezione e quella diffidenza sabauda che si mangia a colazione sotto la Mole.

Questo da sempre lo spirito della vecchia capitale che, non curante della globalizzazione e del pensiero veloce, si lascia camminare e scoprire lentamente su corsi enormi costruiti diritti e larghi per incanalare la corsa verso il progresso industriale e rimasti oggi a dirci che forse qualcosa non è andato come ci si aspettava e che forse è un bene.

Uno spirito romanticamente sommesso, perfettamente incarnato da Senza Etichetta, una piccola festa tra amici e vignaioli organizzata da Marco Arturi e tenuta volutamente in sordina a partire dalla location, il carinissimo circolo il Molo di Lilith, quasi invisibile dalla strada per occhi non allenati. Dentro una bella atmosfera intima e affettuosa e molto vino di altissimo livello, raccontato con passione dai produttori e bevuto senza fretta seduti ai tavoli di legno addossati alla parete. Un semplice ritrovo per appassionati dove ha piacevolmente prevalso la dimensione umana su quella commerciale.

 

 

13 i vignaioli presenti, numero non perfetto per una cena in compagnia, ma molto funzionale per chi, come me, abbia avuto voglia di godersi tutti gli assaggi senza fretta.

Tra loro, due belle novità che qui voglio solo segnalarvi, ma che presto vi racconterò più in dettaglio.

Cascina Barbàn in Val Borbera, in località Figino, subito sopra Albera Ligure. Un posto dove per anni se è fatto tanto vinio e per i delicati incastri tra terreno e clima forse andava la pena di recuperarlo. Andava la pena di investire fatica per costruire memoria. Così la ricerca meticolosa e il recupero certosino di vecchi vigneti storici ha portato quest’anno all’imbottigliamento della prima annata completa. In parallelo il reimpianto di antiche varietà, un pugno di genomi altrimenti perduti.

I vini di Val di Buri, località sulla prima collina pistoiese che da nome alla piccola cantina di Giacomo e Marina. Tanto recupero e parziale reimpianto di varietà classiche della zona – Trebbiano, Canaiolo, Sangiovese – da cui producono vini tradizionali, frutto dell’annata, del lavoro agricolo e di quella semplicità che contraddistingue il loro sorriso.